21/10/2004 - La chiesa, e chi l'ha vista?


I ruderi di un'antica chiesetta rurale di epoca bizantina, unico esempio del genere in tutto il territorio di Capo d'Orlando, demoliti senza che nessuno sappia spiegarsi come o quando possa essere successo.

La vicenda, venuta alla luce qualche mese fa in seguito all'esposto di un cittadino, ha determinato la presa di posizione dei Verdi orlandini, che sui fatti hanno immediatamente coinvolto la Soprintendenza.

''Abbiamo innanzitutto dovuto dimostrare l'esistenza della chiesa, dato che alla Soprintendenza non se ne aveva alcuna notizia – spiega l’architetto Giuseppe Librizzi, responsabile dei Verdi per l’area dei Nebrodi, e di recente nominato responsabile regionale per l’urbanistica e i problemi del territorio.
- Attualmente nella zona sono in corso di verifica degli accertamenti che, come da noi espressamente richiesto, potrebbero portare all'avvio di una serie di scavi''.

La presenza di una chiesa bizantina, situata in contrada San Filadelfio, sarebbe citata in diverse pubblicazioni e testimoniata da alcune fotografie, ma di essa pare non esserci alcuna traccia neanche negli atti in possesso del Comune.

Da essi risulta che i lavori realizzati da privati nell'area di San Filadelfio risalgono alla seconda metà degli anni novanta, quindi prima dell'insediamento dell'attuale amministrazione.

Il progetto ha ottenuto il via libera da parte della commissione edilizia il 9 luglio del '98, mentre la concessione edilizia è stata rilasciata il 31 luglio dello stesso anno.

Lo scorso mese di giugno il sindaco Massimo Carrello aveva immediatamente disposto una verifica, anche allo scopo di accertare eventuali responsabilità. Oggi, sull’intera vicenda, non nasconde le sue perplessità:

“Dalla mappa catastale risulta una chiesa soltanto nella collinetta di fronte alla zona indicata - spiega. - Dobbiamo ancora ricevere una risposta ufficiale dalla Soprintendenza, ma ufficiosamente posso già affermare che non esiste alcuna chiesa.”.

E’ tuttavia un’altra la questione su cui Carrello vuole porre l’accento: “Non posso fare a meno di chiedermi – dice - come mai l’esposto, che risale al 1994, sia venuto fuori solo adesso, e soprattutto perché l’architetto Librizzi, che all’epoca dei fatti faceva parte della commissione edilizia, non si sia opposto per tempo alla demolizione dei ruderi presenti in quella zona”.

Immediata la replica di Librizzi: ''Tengo a precisare che in commissione edilizia non pervengono le fotografie, e che noi eravamo a conoscenza soltanto di un vecchio deposito di attrezzi agricoli ricadente nell'area. Comunque - aggiunge, - per quanto mi riguarda avevo da subito votato contrario allo scempio che purtroppo oggi è sotto gli occhi di tutti, e che per di più ha cancellato secoli di storia''.


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