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10/07/2010 - IL FPL Enna su contratti in scadenza dei precari

Enna. “Il consenso del personale precario non possiamo acquisirlo attraverso l’utilizzo di frasi populiste o demagogiche, bisogna essere coerenti con se stessi prima e poi con chi rappresentiamo. Sappiamo tutti che la mancata deroga al patto di stabilità non concessa, ad oggi, dal Governo Centrale, non consente di prorogare i contratti in scadenza, bisogna sperare, quindi, che la nostra classe politica, nella sua totalità, si batta facendo inserire con forza una norma all’interno della cosiddetta manovra correttiva, altrimenti per i 22.500 precari, utilizzati dagli Enti Locali della Regione Siciliana, è la fine” così il Segretario generale della UIL FPL, Giuseppe Adamo, che continua: “La UIL FPL ritiene essenziale andare a definire, una per tutte, la posizione e la situazione del precariato contrattualizzato e non (vedi Legge 280/97 e circolare 331/99), afferente al mondo del lavoro pubblico siciliano, in maniera tale che lo stesso possa emergere dallo stato di ristagnazione in cui è più facile tenerlo sotto il ricatto e sotto la spada di Damocle del licenziamento, laddove migliaia di lavoratori sono ormai utili se non necessari per il miglior funzionamento delle amministrazioni presso cui prestano servizio. Nel contesto in cui operiamo, ossia un contesto di gravi difficoltà economiche e finanziare, chiedere sforzi agli Enti Locali è improponibile perché sappiamo tutti che la spesa del personale, rispetto alle spese correnti è quasi, ovunque, al massimo della percentuale consentita. Le manifestazioni sotto le Prefetture non hanno generato gli effetti sperati ma hanno creato solo una condivisione sociale del problema “precariato”, perché precari ci sentiamo tutti. Bisogna spostare il tiro ed il luogo dove manifestare (Roma per esempio). Bisogna fare capire a chi governa che, quando si genera un fenomeno come quello siciliano, le responsabilità si assumono fino in fondo, perché i precari per anni hanno rappresentato una fonte su cui attingere consenso. Non ha senso generare o embrionare una norma che premi solo gli Enti virtuosi, perché in Sicilia si possono contare sulle dita di una mano, ma generare qualcosa che ponga fine, dopo venti anni, a questo martirio e non fare più crescere questi numeri che fanno semplicemente spaventare”.


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