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18/11/2008 - Sicilia: Dare certezze ai lavoratori LSU, Asu, Puc e Lpu

Caltanissetta. L’on. Raimondo Torregrossa, deputato regionale, interviene sul problema del lavoratori precari siciliani con la seguente nota: “L’art .49 della Legge 133/08 ha gettato nel panico i circa 6.700 lavoratori precari della Regione Siciliana, infatti detto articolo prevede che al fine di evitare abusi nell’utilizzo del lavoro flessibile, le amministrazioni non possono ricorrere all’utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell’arco dell’ultimo quinquennio. Tradotto in parole semplici, ciò significa che il rapporto di lavoro tra precari e pubblica amministrazione deve cessare alla scadenza del contratto. A temere per la “manovra d’estate”, tra gli altri, si ritrovano anche centinaia di lavoratori impegnati in attività socialmente utili (Asu, Puc, Lpu), le cui speranze di essere stabilizzati sembrano ormai remote, lasciando il posto ai numerosi problemi legati alla difficoltà di rientro nel mercato del lavoro, data l’età non più giovanissima e i numerosi anni spesi a servizio delle amministrazioni pubbliche, e alle difficoltà materiali di molti padri e madri che con quello stipendio riuscivano a portare avanti le proprie famiglie. Un’importante considerazione riguardante proprio gli Lsu, infatti la norma in questione si riferisce a lavoratori utilizzati con più tipologie contrattuali e non ai lavoratori socialmente utili. L’attività di questi ultimi non rappresenta, infatti, lavoro flessibile e non costituisce rapporto di lavoro subordinato, in quanto gli Enti che utilizzano gli Lsu stipulano apposite convenzioni che ne disciplinano l’attività. Per loro, dunque, la legge nazionale lascia ancora aperto uno spiraglio: la Regione siciliana, nonostante abbia solo una competenza di tipo concorrente su detta materia, regolamenta l’attività degli Lsu attraverso leggi regionali speciali che prevalgono sul vuoto lasciato dalla normativa generale e che prevedono per gli stessi anche forme di stabilizzazione. Data tale interpretazione, la posizione dei lavoratori socialmente utili non dovrebbe in alcun modo essere minacciata, anche se il problema del precariato in Sicilia al momento non ha ancora trovato una soluzione né definitiva, né tanto meno soddisfacente. Se da un lato, infatti, gli Lsu non rientrano nella casistica prevista dalla legge 133, dall’altro lato ci sono centinaia di lavoratori precari assunti con contratti flessibili che subiranno gli effetti della normativa nazionale. Nel ritenere che l’Assemblea Regionale ha il dovere di mettere mano in maniera sollecita e decisa alla normativa al fine di dare certezze a chi già lavora e a chi, invece, deve ancora entrare, o spera di farlo al più presto, nel mondo del lavoro, rendo noto che è in discussione un emendamento governativo alla Legge finanziaria attualmente in discussione. L’emendamento sostanzialmente prevede: - una proroga per l’anno 2009 in favore dei soggetti in atto impegnati nelle attività socialmente utili di cui all’art. 1 della L.R. 5 novembre 2001, n. 17; - l’estensione anche per il 2009 delle disposizioni di cui all’art. 3 della L.R. 14 aprile 2006, n. 16 nonché l’applicazione delle dette norme anche nei confronti dei lavoratori assunti con contratti a termine a seguito di processi di stabilizzazione ai sensi della normativa in materia di lavori e attività socialmente utili (L.R. 29 dicembre 2003, n. 21); - la possibilità per gli Enti che utilizzano personale contrattualizzato ai sensi degli artt. 11 e 12 della L.R. 21 dicembre 1995, n. 85 e s.m.i. di variare, in conformità alle proprie disposizioni ordinamentali ed al fine di soddisfare preminenti esigenze istituzionali, i profili e le qualifiche professionali. Appare evidente la volontà regionale di trovare e agevolare soluzioni al problema del precariato già esistente e appare altrettanto chiaramente la volontà di non creare altro precariato. Evidentemente si possono fare tante altre considerazioni sul trovare valide soluzioni al problema occupazionale in Sicilia ma, deliberatamente, ho ritenuto di trattare l’argomento precariato cercando di fare chiarezza ed evitando cattive, frettolose e scorrette interpretazioni spesso scaturenti da una legislazione farraginosa e, a volte, contraddittoria”.


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