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20/06/2011 - Niente concorsi e contratti da 5 anni per i precari della sanità siciliana, il Commissario dello Stato non ci sta

Tempi sempre più duri per i precari. Questa volta, tra l’incudine e il martello, sono finiti quelli della sanità siciliana. A mettersi di traverso è il Commissario dello Stato presso la Regione Sicilia, Carmelo Aronica. Aronica, come conferma l’Agi, ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale l'articolo 3 del disegno di legge numero 582-590-606 dal titolo “Riorganizzazione e potenziamento della rete regionale di residenzialità per i soggetti fragili. Misure finanziarie relative a personale comandato. Disposizioni per il personale utilizzato in convenzione presso le aziende del Servizio sanitario regionale”, approvato dall'Assemblea regionale il 14 giugno 2011, per violazione degli articoli 3, 51, 81, quarto comma, 97, 117, secondo comma, lettera l) e comma 3 della Costituzione. L'impugnativa riguarda l'impiego del personale utilizzato in convenzione dalle Aziende sanitarie e ospedaliere, cioè in sostanza i contratti di lavoro quinquennali e rinnovabili per i precari della sanità. La legge regionale, secondo il commissario dello Stato, viola il principio costituzionale secondo cui occorre attuare “quale forma generale ed ordinaria di reclutamento del personale una selezione trasparente, comparativa, basata esclusivamente sul merito e aperta tutti i cittadini in possesso di requisiti previamente ed obiettivamente definiti”. La norma siciliana, secondo quanto si legge nell'impugnativa, non è nemmeno riconducibile alle deroghe consentite in casi molto ristretti, perché “i destinatari della norma non hanno intrattenuto un rapporto di lavoro alle dirette dipendenze dell'amministrazione pubblica, in quanto dipendenti di società miste convenzionate con le strutture sanitarie ma, soprattutto, in considerazione che la norma censurata non richiede che sussistano esigenze organizzative e di fabbisogno di personale, né tantomeno fissa alcun limite numerico ai contratti di lavoro da stipulare”. Infine, secondo il commissario dello Stato, la legge siciliana che prevede la stipula di contratti di lavoro di diritto privato di durata quinquennale, eventualmente rinnovabili, “costituisce un vulnus alla potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile poiché autorizza il ricorso al lavoro flessibile con modalità e forme diverse da quelle disciplinate dall'articolo 36 del decreto legislativo numero 165 del 2001”.


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