Menù









New

24/08/2009 - ''Pochi soldi: due lavori o scappi'' A Repubblica.it le storie dei precari

Sono laureati e, in alcuni casi, hanno anche conseguito un master. Sognano una carriera da ricercatori o da professionisti - architetti, giornalisti, manager. Ma per sopravvivere, anche a 700 euro al mese, devono accettare doppi o tripli lavori, spesso in nero, quasi sempre lontani dal loro percorso di studi. Giovani e meno giovani, dai 29 ai 62 anni, hanno inviato le loro storie a Repubblica.it, commentando i sacrifici che la cosiddetta''Generazione 1000 euro'' deve fare per arrivare a fine mese. Chi non ce l'ha fatta, è fuggito all'estero e, oggi, ha uno stipendio che in Italia sarebbe stato un miraggio. E c'è anche chi ha rinunciato alla carriera da ricercatore, perché ha dovuto fare i conti con la realtà degli stipendi universitari, che non consentono a tutti di lasciare la casa dei genitori, per potersi permettere una vita da adulti indipendenti. Quello dei doppi lavori è un fenomeno che, a leggere i racconti dei lettori, non interessa soltanto i giovani. Perché chi perde un lavoro, superati i 40 anni, trova molto più difficile un ricollocamento in linea con la sua precedente carriera. Giacomo ha 62 anni e svolge un doppio lavoro da quando ne ha 18. ''Oggi sono in pensione - scrive - ma continuo a lavorare e fare quello che dico io. Prima lo facevo perché non mi bastavano i soldi , oggi lo faccio perché purtroppo nella vita se non dai niente, o non puoi dare niente, non ricevi niente''. ''Non bisogna parlare solo di giovani - avvisa un utente che si firma col nickname breakbyte - Io ho 41 anni con due bambini piccoli, laureato con venti anni di esperienza e posizioni manageriali alle spalle. Fino al 2000 senza problemi, da allora ho perso il lavoro due volte per aziende che chiudevano. Sopra i 35 anni è difficilisimo trovare un lavoro: non riescono più a sfruttarti come prima perché hai la famiglia''. Daniela, 43 anni, è di Palermo: tre figli, divorziata e una continua lotta con il bilancio familiare da far quadrare. ''Per mantenere la mia famiglia sono costretta a svolgere due lavori diversi - scrive - Non possiamo permetterci molto, i miei figli si sono abituati a chiedere di ogni cosa 'quanto costa?' e a stare attenti ai prezzi le rare volte in cui andiamo a mangiare fuori. E' frustrante far parte di chi economicamente e socialmente vive peggio dei genitori e soprattutto che non ha speranza di miglioramento''. ''Celiateasdeale'' di master ne ha conclusi due, oltre ad un dottorato di ricerca: nella sua Sicilia svolge ''2/3 lavori contemporaneamente per poter metter da parte il necessario per i tempi bui, quando, scaduto il contratto a progetto di turno, ci si ritrova zelantemente a fare la fila dietro la porta giusta per poter avere accesso a una nuova elemosina''. Erika ha 29 anni, è laureata in scienze della comunicazione, con master, giornalista pubblicista. ''Il post-laurea è stata - scrive - un'agonia durata anni, 3 ore di sonno a notte perché per vivere avevo bisogno di fare la cameriera prima, consegna pizza poi, commessa durante. E dopo tanti sacrifici? Un lavoro part time mal pagato come giornalista, addetto stampa e tuttofare al mattino e commessa al pomeriggio in un negozio di telefonia mobile''. Anche ''andreandrich'' è laureato e ha un master, col massimo dei voti. Lui è finito con un contratto a progetto in uno studio di architettura, ''dopo mesi di lavoro gratis''. Per mantenersi, arrotonda facendo le pulizie la sera. Ma, avvisa, non arriva ''neanche a mille euro''. ''Giosiarabesque'' lavora 12 ore al giorno, dalle 8 alle 12, facendo la spola tra due città: dal Sud si è trasferita al Nord per lavorare come docente e come insegnante di danza classica a moderna. Dopo un'esperienza di precariato nella pubblica amministrazione, per 600 euro al mese, la 29enne Ilaria, di Roma, ha messo in piedi un'associazione che si occupa di cultura ed arte: ma il massimo che guadagna è 700 euro al mese. E ''anneaux'' quasi invidia chi ha un secondo lavoro: ''Mi spiegate come si possono fare? Sono una donna di 48 anni, vivo a Palermo. Come badante devo lavorare 24 ore su 24 per miseri ¿ 500. Mi dite come faccio a fare un altro lavoro?''. Fatica per arrivare a fine mese chi ha scelto di dedicare la propria vita alla ricerca, nelle nostre università. Come ''Daliz'', un laureato, che, con il suo dottorato di ricerca, guadagna 800 euro: ''Mi vien da ridere per non piangere. Questo Paese è andato a rotoli. Conviene andare a vendere granite in spiaggia subito dopo la terza media''. E c'è già chi pensa ad un'altra carriera, come il 27enne ''robhalford'': ''Ho 27 anni e ho iniziato un dottorato di ricerca in Chimica. Il mio futuro è circondato dalla nebbia più totale. Ma una cosa mi è chiara: piuttosto che stare a fare anni di stage non pagati o mal pagati come schiavetto, meglio trovare altre persone nelle mie stesse condizioni e cercare di intraprendere un'attività insieme, con tutti i rischi e la fatica che ci possono essere''. Un altro ad aver rinunciato alla ricerca è ''microliberismo'': ''Sono un ex ricercatore, ho rinunciato nel 2005 alla ricerca perché il lavoro era precario e mal pagato''. La soluzione, per molti, è quella di cercare all'estero ciò che l'Italia non offre più a molti. ''Diletta77'' è un medico oncologo di 32 anni. Da due anni vive in Inghilterra, ''con grande soddisfazione professionale ed affettiva''. ''Voglio rispondere a chi dice che i ricercatori fuggono dall'Italia attratti 'dal profumo dei soldì invece di aiutare il proprio paese - sottolinea Diletta - Questo non è affatto glamour, è una scelta obbligata. La ricerca è un meraviglioso strumento di progresso culturale, sociale ed economico. Chi fa ricerca non cerca soldi ma l'opportunità di lavorare con risultati e senza compromettere la propria realizzazione come mogli/mariti e madri/padri''. ''Marceporta'' si è trasferito con la fidanzata in Olanda: ''Io e la mia ragazza guadagnavamo in Italia 2200 euro in due. Da un anno e mezzo viviamo in Olanda e guadagnamo 6000 euro. Abbiamo 31 anni e qui vediamo una prospettiva di vita che in Italia era una chimera! Mi chiedo quale futuro ci sia in un paese che ai suoi govani offre questo''. Anche ''Fabriciosa'' è fuggito all'estero, subito dopo la laurea in lingue. Ha aperto una sua azienda, a 25 anni di età, e ai ''giovani milleuristi - plurilaureati con QI180'' dice: ''Andatevene dall'Italia prima che sopprimano le vostre idee. Andate in un paese dove vi lascino sviluppare le vostre idee e non fermatevi in un posto repressivo perché non potrai mai fare carriera a causa dei matusa che ci governano. Portate fuori la vostra intelligenza perché fuori la potete sviluppare come volete e non come vi si impone. All'estero se sei una persona che vale farai strada. In Italia se sei un figlio di un operaio che vale, rimarrai il figlio di un operaio. Laureato''. ''Bisognerebbe invitare ciascuno dei nostri politici a vivere in questi Paesi per rendersi conto che l'Italia é ben lontana da questi livelli di civilta'', propone Alessandro, che da 7 anni vive a Parigi.


Motore di Ricerca


Newsletter