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07/06/2010 - Precari, il piano della Regione per avviare le stabilizzazioni

In attesa di sapere se il ministro dell'economa Giulio Tremonti concederà la deroga al patto di stabilità sbloccando dunque i contratti dei precari degli enti locali, la Regione prepara il terreno per la loro stabilizzazione. Mercoledì approderà alla commissione Bilancio dell'Ars il disegno di legge che dovrebbe consentire a comuni e province di trasformare a tempo indeterminato i rapporti di lavoro ancora in bilico. Una norma che cambierebbe il destino di 22.500 persone. Tanti sono i precari degli enti locali siciliani. Ma come stabilizzarli? Si parte dall'elemento fondamentale: ''I soldi ci sono'', assicura l'assessore al Lavoro, Lino Leanza (Mpa). Ogni anno la Regione spende per i precari degli enti locali 320 milioni di euro e i fondi sono stati assicurati per i prossimi tre anni. Oggi, il comune che ha in carico un precario paga tra il 5 e il 10 per cento dello stipendio, il resto lo mette l'amministrazione di Palazzo d'Orleans. Questa ripartizione della spesa verrebbe confermata nei dieci anni successivi alla stabilizzazione. I comuni, insomma, non dovrebbero modificare le uscite per due lustri. Ma gli enti locali che non vorranno stabilizzare i loro precari vedranno ridursi il contributo della Regione ogni anno del 10 per cento. Meglio procedere alle assunzioni a tempo indeterminato, dunque. Sempre secondo il disegno di legge, quando un precario stabilizzato andrà in pensione i soldi risparmiati dalla Regione verranno inseriti in un fondo che servirà ad aumentare le ore di servizio degli altri lavoratori ancora in attività. Fin qui la norma che la Regione vorrebbe approvare per chiudere, almeno nelle intenzioni ufficiali del governo di Palazzo d'Orleans, la partita del precariato. Ma si attende che il governo nazionale conceda con una modifica alla manovra finanziaria la deroga al patto di stabilità cioè il permesso per i comuni di sforare il tetto della spesa per il pagamento degli stipendi. Il presidente della Regione, intanto, ieri ha inviato una lettera personale a tutti i parlamentari eletti in Sicilia, corredata da una bozza di emendamento alla manovra finanziaria nazionale. Il suo scopo è costituire un fronte politico trasversale, comune a tutte le forze politiche, a sostegno dell'ipotesi di regolarizzazione della posizione dei 22.500 lavoratori ''atipici'' impegnati negli enti locali siciliani. Venerdì, Lombardo volato a Roma per un primo incontro con il governo nazionale, ha consegnato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, una scheda tecnica che riassume la storia e i dati del precariato in Sicilia. ''Il profilo professionale dei nostri precari dichiara un malessere sociale che non può essere contenuto entro i margini di un meccanismo tecnico come la verifica del patto di stabilità - scrive Lombardo - Si tratta infatti di persone con una età media di 50 anni, 20-25 anni di anzianità di servizio, un grado di scolarizzazione generalmente elevato. Persone che hanno costruito la loro vita su due ''disvalori'': l'incertezza della stabilità del lavoro e l'insufficienza del salario percepito che, però, ha costituito l'unica fonte di reddito, utile a soddisfare le primarie esigenze sociali''. Basterà tutto questo a persuadere Tremonti?


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