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29/06/2010 - Precari e manovra, intervento di Messana (PD)

“La composta e ferma protesta dei lavoratori precari degli enti locali agrigentini, sostenuta dai sindaci e dalle organizzazioni sindacali di categoria, mette a nudo tutti i limiti della manovra finanziaria del governo nazionale, rivelando l’assenza di una politica economica di rilancio dell’Italia”. Lo dichiara il coordinatore provinciale del PD Emilio Messana. “Come sostiene Bankitalia e insegna l’alto magistero del Presidente della Repubblica – prosegue Messana – solo migliorando la qualità dell’economia nel Sud l’Italia potrà sperare di uscire dalla recessione. Ma le misure previste dal governo nazionale metteranno in ginocchio le regioni meridionali. I tagli e i nuovi rapporti del patto di stabilità agiscono come due mani strette sul collo della Sicilia e dei siciliani. Ai precari – spiega Messana – non si può rinnovare il contratto, niente scuole a tempo pieno, altri cinquemila posti di lavoro in meno nella scuola siciliana, niente soldi per i cantieri scuola, niente fondi fas, stipendi nel pubblico impiego bloccati, bloccate le assunzioni negli enti locali, l’agricoltura in coma profondo. Come si può pensare di varare una manovra di bilancio del genere senza rappresentarsi i guasti per l’economia e la società meridionali e siciliane in particolare? Il Presidente della Provincia di Agrigento denuncia l’impotenza sua e dei sindaci al cospetto di un governo nazionale insensibile al dramma dei lavoratori precari e al rischio della paralisi che il loro licenziamento provocherebbe nei comuni e nelle province siciliane. I senatori del Pd hanno già depositato gli emendamenti alla manovra per consentire il rinnovo dei contratti. Caro Presidente D’Orsi – prosegue il coordinatore del PD – la provocazione non è sforare il patto di stabilità, che recherebbe danni agli enti locali e alle comunità amministrate, ma chiedere al presidente Lombardo di far valere le ragioni discriminate dei siciliani e di ritirare il sostegno al governo Berlusconi. I sindaci che vogliono rappresentare gli interessi dei loro concittadini, hanno il diritto e il dovere di pretendere che questo governo nazionale lavori insieme a loro per creare le condizioni per lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio. Perché se gli LSU sono in piazza, la scuola in subbuglio, la colpa non è della Grecia, ma della politica economica del governo nazionale Il Pd – continua Messana – ha denunciato con forza il profilo antimeridionale di questa stretta di bilancio, il segretario regionale Lupo insieme a D’Antoni lo hanno ribadito non più tardi di una settimana fa proprio ad Agrigento. I tagli agli enti locali uniti ai nuovi vincoli di bilancio peseranno più nei comuni e nelle provincie del Sud rispetto a quelli più ricchi del Nord; il blocco degli stipendi colpirà le famiglie e l’economia del Sud, dove il pubblico impiego svolge anche la funzione di ammortizzatore sociale. Ma l’iniquità sociale della manovra di bilancio è più generale e scandalosa. Al supposto risanamento contribuiscono gli insegnanti, i bidelli, gli LSU, i magistrati, mentre i Berlusconi d’Italia non ci rimettono un euro. Si bloccano gli aumenti di stipendi e le progressioni economiche nel pubblico impiego e non si preleva alcunché dai 105 mld di euro rientrati in Italia con la scudo fiscale. Questo governo disconosce per decreto gli accordi contrattuali stipulati con i dipendenti pubblici e le legittime aspettative ventennali dei precari, e non pensa minimamente di rivolgersi a quanti in questi anni hanno pensato bene di portare i soldi all’estero, salvo farli rientrare pagando un misero 5% e con la garanzia che quegli importi non saranno conteggiati nel redditometro. Gli esponenti dei governi nazionale e regionale del PDL e del MPA, queste cose le sanno, ma, come abbiamo sperimentato in questi due anni, non sembrano avere voce in capitolo. Sostengano, invece, sia pure da fronti diversi, la battaglia del PD per modificare l’impianto della manovra di bilancio, spostando il prelievo fiscale dal lavoro e dalle imprese sulle rendite e sui capitali, rendendo più incisiva la lotta all’evasione fiscale, avviando i processi di liberalizzazione per creare risparmi di spesa a carico delle famiglie e delle imprese e per dare maggiori e migliori opportunità ai giovani senza lavoro, investendo sulla scuola e sull’università. Non rivendichiamo deroghe o trattamenti di favore, ma vogliamo contribuire a migliorare l’Italia, partendo dalla Sicilia, che, da un lato, ha diritto di stabilizzare i propri lavoratori precari, di organizzare una scuola moderna ed efficiente, di ottenere i 4 mld di euro di fondi FAS, di dare un futuro alla propria agricoltura e alla propria economia. Dall’altro, il dovere di avviare un processo virtuoso di governo della spesa pubblica, che rinneghi gli sprechi di Agenda 2000, di decentramento delle funzioni e delle risorse, che rafforzi l’autonomia dei Comuni, di buone prassi amministrative che combattano la mafia e la cultura dell’illegalità. Questa è la frontiera: per il Pd e la società siciliana” conclude Emilio Messana.


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